Che cos’è il Piano Regolatore Comunale e a che cosa serve? Tutti i dettagli nel nuovo articolo.
Il piano regolatore generale comunale (abbreviato con la sigla P.R.G.C.) è uno strumento urbanistico che delinea l’attività edificatoria all’interno di un territorio comunale. Si tratta di un atto talmente importante che la sua adozione è obbligatoria per ogni comune italiano.
Il P.R.G.C. ha il compito di organizzare la destinazione d’uso delle aree comunali, urbane ed extraurbane, programmare gli interventi realizzabili sul patrimonio edilizio esistente e valutare le possibilità di sfruttamento edificatorio.
È composto solitamente da tre documenti (piano strutturale comunale, piano operativo comunale e regolamento urbanistico edilizio) e contiene delle informazioni essenziali per lo sviluppo urbanistico di un territorio, come le principali vie di comunicazione, i vincoli paesaggistici e storici, la divisione del territorio di competenza in zone omogenee.
A seguito del trasferimento delle funzioni amministrative in materia di urbanistica e viabilità dallo Stato alle Regioni con il d.p.r. 8 del 15/1/1972, la formazione dei piani regolatori e le relative norme procedurali sono oggi dettate dalle leggi regionali.
Piano regolatore comunale: la divisione del territorio
Una delle funzioni principali del P.R.G.C. è proprio la suddivisione del territorio in “zone” con i relativi indici di edificabilità. Questi indicano con precisione il volume massimo fabbricabile consentito, prendendo in considerazione l’area della superficie fondiaria a disposizione.
La suddivisione consiste in:
- Zona A: il centro storico della città
- Zona B: area destinata all’espansione della città al di fuori del centro storico;
- Zona C: aree destinate all’insediamento di impianti industriali.
- Zona D: insediamenti produttivi, dove si inseriscono le aree PIP (Piani di Insediamenti Produttivi).
- Zona E: area destinata alla produzione agricola, alla coltivazione di prodotti alimentari e piante e all’allevamento.
Come viene approvato il piano regolatore?
L’approvazione di un piano regolatore inizia con la discussione in consiglio comunale; per i successivi 30 giorni il P.R.G.C. deve poter essere visto da tutti, per questo viene affisso all’albo pretorio.
Segue la fase di valutazione, da parte dei progettisti e degli uffici preposti, di tutte le osservazioni pervenute, che poi vengono presentate al consiglio comunale.
Successivamente, il consiglio comunale si pronuncia sull’accoglimento o meno delle osservazioni presentate, entro 180 giorni dalla scadenza dei 60 giorni dalla pubblicazione.
Una volta accettate le modifiche, il Consiglio adotta definitivamente il P.R.G.C. ed entro trenta giorni successivi alla delibera di adozione il documento viene inviato alla Giunta regionale, che si esprimerà sulla conformità o meno del piano rispetto alle varie normative.
Se la Giunta si esprime favorevolmente, dà il via libera al consiglio comunale di approvare il piano regolatore nei successivi sessanta giorni. Nel caso in cui la Giunta regionale rilievi delle non conformità, il comune interessato può:
- approvare il P.R.G.C. accettando totalmente i rilievi formulati dalla Giunta Regionale;
- respingere i rilievi e proporre nuove modifiche con deliberazione motivata (entro novanta giorni).
L’atto verrà discusso dalla Giunta regionale che nei 90 giorni successivi dovrà esprimere un parere definitivo, consentendo così l’approvazione ufficiale del Piano.
Quanto dura il piano?
Per evitare vuoti normativi, il piano regolatore comunale di solito non ha scadenza.
Va detto però che l’attuazione di ciò che viene stabilito dall’atto si effettua tramite un altro strumento, il cosiddetto Piano Particolareggiato, che invece scade ogni 10 anni.
Trascorso questo lasso di tempo, le previsioni del P.R.G.C perdono di validità, ma restano validi, e a tempo indeterminato, regolamenti e norme riguardanti l’attività edilizia.
In attesa dunque di un aggiornamento del piano regolatore, l’Amministrazione in carica può adottare varianti che prevedono nuovi insediamenti abitativi, sempre nel rispetto delle normative nazionali e dei piani regionali.